In base ai risultati pubblicati di recente dello studio DIETFITS (Diet Intervention Examining the Factors Interacting with Treatment Success), sia una dieta a basso contenuto di carboidrati che a basso contenuto di grassi, nel lungo temine, finivano per dare gli stessi risultati sia per quanto riguarda la perdita di peso, che per la riduzione della glicemia ematica, ma anche per quanto riguarda la riduzione del colesterolo.
L’intento dello studio è stato quello di confrontare le diete a basso contenuto di carboidrati a quelle a basso contenuto di grassi, oltre che valutare se ci fosse una predisposizione genetica per un regime alimentare piuttosto che l’altro. Infatti, in studi precedenti si è potuto osservare un’associazione fra alcune sequenze genetiche e una miglior risposta a un protocollo dietetico. In sostanza, si era visto che alcune persone rispondevano meglio a una dieta povera di grassi rispetto a una dieta ricca in grassi. Tuttavia, chi presentava, su base genetica, un’alterazione della sensibilità all’insulina, rispondeva meglio a una dieta a basso contenuto di grassi.
Cosa ha rilevato lo studio DIETFITS sulla perdita di peso?
Lo studio è iniziato con 609 persone in sovrappeso o obese, relativamente sane, e 481 hanno completato lo studio della durata di 1 anno. Nel primo mese, tutti hanno mantenuto le solite abitudini alimentari. Nelle successive otto settimane, in un gruppo si è assegnata una dieta a basso contenuto di grassi (20 grammi al giorno di grassi), mentre, nell’altro gruppo, si è assegnata una dieta a basso contenuto di carboidrati (20 grammi al giorno di carboidrati). Da tenere presente che questi apporti sono particolarmente ridotti, basti pensare che una bevanda zuccherata o uno yogurt può apportare anche 26 grammi di carboidrati; mentre una porzione di cioccolata apporta 21 grammi di grassi.
Questo regime dietetico non risulta semplice, se non impossibile, da mantenere nel lungo termine, inoltre, come dimostrato in questo studio, non risulta nemmeno necessario.
Nella fase successiva dello studio, ai partecipanti è stato chiesto di aggiungere gradualmente alimenti contenenti grassi e carboidrati, fino a raggiungere un livello che ritenessero potesse essere mantenuto per tutta la vita. Inoltre, i partecipanti allo studio di entrambi i gruppi, sono stati istruiti a
· Mangiare più verdura possibile;
· Assumere cibi integrali di alta qualità, ricchi di nutrienti e limitare quelli trasformati e lavorati;
· Prepararsi da soli il cibo a casa;
· Evitare grassi trans, zuccheri aggiunti e carboidrati raffinati (es. farine raffinate).
A nessun partecipante è stato chiesto di contare le calorie. Nel corso dell’anno, entrambi i gruppi hanno partecipato a 22 lezioni, con lo scopo di rafforzare i principi sopra elencati, oltre che il supporto da educatori sanitari che hanno guidato i partecipanti verso modificazioni comportamentali, hanno cercato di migliorare la loro consapevolezza emotiva, lo sviluppo dell’autoefficacia (nota anche come forza di volontà) e hanno implementato le reti di supporto sociale, al fine di evitare la ricaduta in modelli alimentari malsani. I partecipanti di entrambi i gruppi, inoltre, sono stati incoraggiati a tenere uno stile di vita attivo, con 150 minuti di attività fisica aerobica a settimana di intensità moderata (2 ore e 30 minuti a settimana).
Due diete diverse che, dopo tutto, non sono così diverse.
Fondamentalmente le differenze tra i gruppi erano minime. Sì, il gruppo a basso contenuto di grassi ha ridotto fortemente il consumo di grassi e il gruppo a basso contenuto di carboidrati ha ridotto l’assunzione giornaliera di carboidrati; ma entrambi i gruppi hanno consumato mediamente 500-600 Kcal in meno al giorno rispetto a prima ed entrambi i gruppi hanno perso lo stesso peso in media nel corso dell’anno (circa 5,4 Kg). Interessante notare, anche, come sia la fisiologia che la genetica individuale non hanno influito in maniera particolare sulla perdita di peso. L’unica variazione che si è registrata è che i livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL) era significativamente più bassa nel gruppo a basso contenuto di grassi, mentre i livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL) erano significativamente più alte nel gruppo a basso contenuto di carboidrati (le LDL sono conosciute come il colesterolo “cattivo”, mentre le HDL sono conosciute come colesterolo “buono”).
Il punto forte di questo studio è che esamina un cambiamento realistico dello stile di vita, piuttosto che un semplice intervento dietetico. Gli interventi dietetici, in entrambi i gruppi, erano comunque salutari, in quanto si incoraggiava i partecipanti a mangiare cibi integrali di alta qualità, verdure ab libitum, ed evitare farine raffinate, zuccheri semplici, grassi saturi e trans e cibi lavorati. Tutti i partecipanti sono stati incoraggiati ad essere fisicamente attivi, oltre che aver accesso a una consulenza comportamentale di base al fine di migliorare il controllo emotivo.
Cosa ci insegna questo studio?
Questo studio potrebbe essere anche definito uno studio sul cambiamento sostenibile verso un sano stile di vita. Le persone dovrebbero mirare a mangiare cibi integrali di alta qualità, ricchi di nutrienti, per lo più vegetali (frutta e verdura) ed evitare farine raffinate, zuccheri semplici, grassi saturi e trans e alimenti trasformati (qualsiasi cosa la si acquisti in un sacchetto o in una scatola!). Tutti dovremmo cercare di essere fisicamente attivi, quindi svolgere almeno due ore e mezza di attività fisica moderata o vigorosa. Per molte persone, uno stile di vita sano significa anche una migliore gestione dello stress e forse anche una terapia per affrontare i problemi emotivi, che possono portare a modelli alimentari non salutari.
Cerchiamo di puntare più alla qualità che alla semplice quantità e cerchiamo di essere più attivi possibile.
Fonte:
Dott. Daniele Gabrovec – BIOLOGO NUTRIZIONISTA
Tel. +39 389 244 7716
E-mail: daniele.gabrovec@gmail.com