
Il regime alimentare dei paesi del Mediterraneo, chiamato anche Dieta Mediterranea (MD), riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità, è da sempre associata a un miglior stato di salute e a una riduzione dell’incidenza delle malattie non comunicabili (Martinez-Lacoba, et al., 2018). Le caratteristiche di questo regime alimentare comprendono (Del Chierico, et al., 2014; Ostan, et al., 2015):
a) Un elevato introito di verdura, frutta, cereali integrali, noci, frutta secca e legumi;
b) Un basso consumo di acidi grassi saturi, zucchero, dolci, dolcificanti e carne;
c) Un elevato introito di acidi grassi insaturi (in particolare olio extravergine di oliva);
d) Un elevato consumo di pesce
e) Un consumo moderato di vino;
f) Un introito medio-basso di latticini (principalmente yogurt e alcuni formaggi).
I punti a) e c) sono considerate le caratteristiche chiave di prevenzione delle patologie non comunicabili, oltre che a un microbiota intestinale più sano; inoltre, il basso apporto di acidi grassi saturi e l’elevato apporto di acidi grassi mono- e polinsaturi, si associa a una riduzione dello stato infiammatorio (Wisniewski, et al., 2019), mentre l’elevato apporto di carboidrati accessibili al microbiota intestinale si associa a una maggiore produzione di acidi grassi a corta catena (short chain fatty acids, SCFAs).
Negli studi in cui i soggetti aderivano strettamente alla dieta mediterranea hanno mostrato un’elevata concentrazione fecale di SCFA (acidi grassi a corta catena), in particolare in chi consumava una quantità più elevata di verdura, frutta e legumi (De Filippis, et al., 2016; Garcia-Mantrana, et al., 2018).
La dieta mediterranea, oltre ad apportare acidi grassi mono- e polinsaturi e fibra, è anche un’ottima fonte di polifenoli e micronutrienti, anche questi in grado di nutrire il microbiota e prevenire l’insorgenza di patologie neoplastiche (Ostan, et al., 2015). In antitesi alla dieta mediterranea, infatti, la Western-diet, dove vi è un elevato apporto di acidi grassi (fra cui molti acidi grassi saturi), e un basso apporto di fibre (circa 12g al giorno), si associa a un incremento di Fusobacterium nucleatum, che si associa al cancro del colon-retto (O’Keefe, et al., 2015).
La dieta mediterranea, quindi, si associa a una riduzione dell’insorgenza delle malattie neoplastiche perché ha effetti positivi sul microbiota intestinale e perché apporta importantissimi micronutrienti e fitochimici anticancerogeni.
Dallo studio EPIC (Bamia, et al., 2013) si è visto che la dieta mediterranea si associa a una riduzione del rischio del 33% di sviluppare cancro allo stomaco, mentre nello studio MOLI-SANI (Bonaccio, et al., 2017) si è potuto osservare bassi livelli di markers infiammatori circolanti, come proteina C reattiva, leucociti, conta piastrinica, e granulociti/linfociti, associati sempre alla dieta mediterranea. Inoltre, si è visto che chi segue la dieta mediterranea presenta un miglior decorso delle malattie oncologiche e un minor decorso delle metastasi (Reuter, et al., 2010). Di recente, Shivley et al. hanno osservato nelle femmine di scimmia alimentate con un regime nutrizionale mediterraneo per 31 mesi, una traslocazione nella ghiandola mammaria di più di 10 specie di lattobacilli, in confronto alle femmine di scimmia alimentate con un regime alimentare occidentale; l’aumento dei lattobacilli si associa a una riduzione delle specie reattive all’ossigeno sia nella madre, che nel lattante (Shively, et al., 2018).
In conclusione, la dieta mediterranea si associa a un microbiota intestinale più sano, a una riduzione delle malattie non comunicabili e a una riduzione del cancro, in particolar modo del carcinoma intestinale (Klement & Pazienza, 2019).
Bibliografia
Bamia, C. et al., 2013. Mediterranean diet and colorectal cancer risk: Results from a European cohort. Eur. J. Epidemiol., Issue 28, p. 317–328.
Bonaccio, M. et al., 2017. Mediterranean diet, dietary polyphenols and low grade inflammation: Results from the MOLI-SANI study. Br. J. Clin. Pharmacol., Issue 83, p. 107–113.
De Filippis, F. et al., 2016. High-level adherence to a Mediterranean diet beneficially impacts the gut microbiota and associated metabolome. Gut, Issue 65, p. 1812–1821.
Del Chierico, F., Vernocchi, P., Dallapiccola, B. & Putignani, L., 2014. Mediterranean diet and health: Food effects on gut microbiota and disease control. Int. J. Mol. Sci., Issue 15, p. 11678–11699.
Garcia-Mantrana, I., Selma-Royo, M., Alcantara, C. & Collado, M. C., 2018. Shifts on gut microbiota associated to mediterranean diet adherence and specific dietary intakes on general adult population. Front. Microbiol., 9(890).
Klement, R. J. & Pazienza, V., 2019. Impact of Different Types of Diet on Gut Microbiota Profiles and Cancer Prevention and Treatment. Medicina, 55(84), pp. 1-10.
Martinez-Lacoba, R., Pardo-Garcia, I., Amo-Saus, E. & Escribano-Sotos, F., 2018. Mediterranean diet and health outcomes: A systematic meta-review. Eur. J. Public Health, Issue 28, pp. 955-961.
O’Keefe, S. J. D. et al., 2015. Fat, fibre and cancer risk in African Americans and rural Africans. Nat. Commun, 6(6342).
Ostan, R. et al., 2015. Inflammaging and Cancer: A challenge for the mediterranean diet. Nutrients, Issue 7, p. 2589–2621.
Reuter, S., Gupta, S. C., Chaturvedi, M. M. & Aggarwal, B. B., 2010. Oxidative stress, inflammation, and cancer: How are they linked?. Free Radic. Biol. Med., Issue 49, p. 1603–1616.
Shively, C. et al., 2018. Consumption of Mediterranean versus Western Diet Leads to Distinct Mammary Gland Microbiome Populations. Cell Rep., Issue 25, p. 47–56.
Wisniewski, P., Dowden, R. & Campbell, S., 2019. Role of Dietary Lipids in Modulating Inflammation through the Gut Microbiota. Nutrients, 11(117).
Dott. Daniele Gabrovec – BIOLOGO NUTRIZIONISTA
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