Approccio integrato a un problema complesso
Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono aumentate negli ultimi vent’anni. L’attuale incidenza in Europa della rettocolite ulcerosa si attesta a 24,3 casi per 100000 persone all’anno, mentre la prevalenza si attesta approssimativamente a 500 casi per 100000 persone. Per quanto riguarda, invece, l’incidenza della malattia di Crohn si stima 12.7 casi per 100000 persone all’anno e la prevalenza è approssimativamente di 320 casi per 100000 persone (Goldman & Schafer, 2016).
Queste patologie infiammatorie colpiscono spesso soggetti giovani, nel pieno delle proprie attività lavorative e scolastiche; si manifestano con sintomi addominali che possono andare dal dolore, al gonfiore, ai malassorbimenti, alla diarrea, per arrivare a un quadro di veri e propri sanguinamenti. Inoltre, queste patologie possono dare manifestazioni anche extraintestinali, con interessamento degli occhi, della cute o delle articolazioni.
La differenza fra la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn è che, nel primo caso le lesioni generalmente sono meno severe, viene interessato solo il colon in direzione ascendente (dalla parte terminale) e l’ano viene risparmiato. Per quanto riguarda il morbo di Crohn, il quadro risulta essere più complesso con un interessamento discontinuo di tutto il tratto gastrointestinale, le lesioni possono essere più severe rispetto alla rettocolite ulcerosa e può essere interessato anche l’ano.
Attualmente non si è trovata una causa certa che porta allo sviluppo di queste patologie anche se si riconoscono vari fattori ambientali e genetici. Dagli studi di associazione genomica (in inglese genome-wide association study, o GWAS) sono stati trovati circa 200 loci genetici di suscettibilità (In biologia, il termine locus genico o più semplicemente locus, plurale loci, designa la posizione di un gene o di un'altra sequenza significativa all'interno di un cromosoma) e una forte associazione si è riscontrata in soggetti con alterazioni dei geni codificanti per NOD2 e CARD15. Fra i fattori ambientali, un ruolo importante lo gioca uno scorretto stile di vita assieme a un microbiota aberrante (come controprova, in studi condotti su topi germ-free, ovvero con un tratto gastrointestinale privo di microbi, queste malattie non si manifestano).
Le attuali terapie mediche risultano particolarmente efficaci nell’indurre lo stato di remissione (ovvero attenuazione o scomparsa dei sintomi della malattia), ma non risultano sempre particolarmente efficaci nel mantenere tale stato. Inoltre, alcuni soggetti non sopportano bene queste terapie. Il trattamento di questi pazienti richiede, quindi, spesso un approccio chirurgico, con resezione del colon, per quanto riguarda la rettocolite ulcerosa e di vari tratti intestinali per quanto riguarda il morbo di Crohn.
Nel tempo sono stati studiati vari approcci alternativi o di supporto all’attuale terapia medica e chirurgica. Fra questi approcci possiamo citare la terapia probiotica, particolarmente efficace nell’indurre e mantenere lo stato di remissione nella rettocolite ulcerosa, chiaramente in associazione alla classica terapia medica. Una volta raggiunto lo stato di remissione anche una terapia prebiotica può essere di supporto al mantenimento dello stato raggiunto. Fra i prebiotici di maggiore utilizzo, al fine di mantenere lo stato di remissione, in pazienti affetti da rettocolite ulcerosa, possiamo citare la crusca di avena, l’orzo germinato, Plantago ovata e Agaricus Blazei. Il meccanismo d’azione di questi alleati del nostro intestino può essere attribuibile a una modulazione della risposta infiammatoria e a una maggiore regolazione della migrazione e del differenziamento delle cellule immunitarie.
Oltre ai prebiotici e probiotici, un valido aiuto ci viene fornito anche dagli acidi grassi omega 3, dalla curcuma dalla vitamina D e dalla vitamina E. Omega 3, curcuma e vitamina D hanno un effetto modulatorio sul sistema immunitario, mentre la vitamina E agisce come antiossidante cellulare (la vitamina E è una vitamina liposolubile ed esercita la sua attività a protezione delle membrane cellulari dall’attacco dei radicali dell’ossigeno).
Per quanto riguarda un approccio dietetico, nelle fasi di acuzie vanno privilegiati alimenti con poche scorie, a basso contenuto di ossalati (ovvero fattori antinutrizionali presenti negli alimenti che, una volta ingeriti, si combinano con diversi minerali formando dei Sali), che sono contenuti in barbabietole, sedano, noci, arachidi e burro di arachidi, rabarbaro, soia, spinaci, fragole, patate dolci, tè, integratori a base di vitamina C, cereali integrali e quindi vanno evitati. Inoltre è consigliabile alimentarsi con alimenti a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili), come succo di mirtillo, latte delattosato, formaggi duri e stagionati, farro, riso, amaranto. Vanno altresì privilegiate le fonti proteiche di buona qualità, come il pollo, il coniglio e il pesce azzurro, evitando quelle del latte per l’intolleranza secondaria al lattosio che spesso si manifesta a causa dello stato infiammatorio e per le alterazioni della mucosa intestinale.
Nelle fasi di remissione è bene reintrodurre gradualmente la fibra, introducendo prima alimenti bolliti, uno per volta, per poi assumerli gradualmente anche crudi.
Fra gli alimenti che più si associano a uno stato di acuzie nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali, troviamo: zuccheri semplici, dolciumi, cibi lavorati e industriali, carni rosse e conservate, grassi saturi e trans, alcol, bevande zuccherate e nervine.
Una volta raggiunto lo stato di remissione, in special modo nella rettocolite ulcerosa, sembra che un’alimentazione prevalentemente vegetariana associata a un moderato consumo di pesce e uova, si associ maggiormente a un miglior stato dei pazienti, probabilmente per l’effetto antinfiammatorio di questo regime alimentare (chiaramente, anche in questo caso, prodotti di lavorazione industriale, seppure vegetariani, non si associano a un buon stato di remissione, per cui è opportuno prediligere alimenti di origine vegetale biologici e lavorati a casa, come un buon centrifugato di mela, carota e curcuma).
Attualmente, nella speranza di combattere definitivamente il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, si stanno sviluppando nuovi approcci terapeutici, fra cui il trapianto del microbiota intestinale e nuovi approcci diagnostici, come il sequenziamento dei geni batterici con metodiche di seconda generazione, che permettono di individuare batteri non coltivabili in laboratorio e quindi permettono di tipizzare al meglio questi organismi che popolano il nostro intestino. Inoltre, la ricerca biologica sta lavorando a test genetici sempre più specifici al fine di individuare con anticipo i soggetti predisposti e attuare per tempo una terapia preventiva.
Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono malattie complesse, ad andamento cronico, che affliggono milioni di persone al mondo e solo un approccio multidisciplinare e multilivello può migliorare le condizioni di questi pazienti.
Dott. Daniele Gabrovec - BIOLOGO NUTRIZIONISTA
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